Per molti è il drive il momento fondamentale della partita. Ma spesso è a pochi passi dalla buca che si decide davvero un match. E l’allenamento, fatto anche di piccoli accorgimenti, si rivela fondamentale per non essere mai messi sotto pressione sul green. Con un buon approccio sarà, però, possibile puntare al “one putt”, recuperando un colpo sul par o un eventuale errore. Con una flappa o un top a ridosso della bandiera, al contrario, anche il miglior drive o ferro lungo risulterà vanificato con evidenti e pesanti strascichi sulla fiducia del giocatore.
Per capire come prepararsi e come migliorare il gioco corto vorrei darvi qualche utile consiglio per migliorare la tecnica, ma anche le varie scelte, disponibili tra i colpi corti, per ottenere il miglior risultato quando ci si viene a trovare in vista della bandiera.
Per alcuni è il drive, o comunque il colpo di potenza, quello in cui si provano le migliori sensazioni con la pallina che, volando per alcuni secondi nella direzione attesa, apre prospettive importanti nella buca che si sta giocando. Ma, come recita un vecchio adagio, è con l’ultimo putt, magari di soli 10 cm, che si mette la pallina in buca e quell’ultimo putt conterà sullo score come un drive da 260 m…
Partendo da questo ultimo elemento di incontestabile evidenza si capisce perché sia il gioco corto, invece, la parte più importante, o quantomeno più decisiva, del golf. Con ben oltre il 60% dei colpi tirati in un giro (dai 100 m alla buca) è la parte di gioco, che più mette sotto pressione il giocatore e quella, pertanto, da cui ottenere i maggiori risultati se opportunamente allenata.